Informazioni

Cosa bisogna sapere

Come equipaggiarsi al meglio?

Possedere il giusto equipaggiamento e saperlo gestire correttamente è anzitutto un fattore di sicurezza, che può risultare determinante per il buon esito di una gita. Non solo: il giusto equipaggiamento riduce la fatica e minimizza i disagi, consentendoci di trarre maggiore soddisfazione dalle nostre escursioni.

Essere ben equipaggiati significa possedere un corredo di abbigliamento tecnico ben assortito e un'attrezzatura tecnica adeguata alle proprie esigenze. Prenderemo in esame entrambi in questa sezione del sito, sottolineando fin d'ora che, in materia di equipaggiamento, è utile imparare a orientarsi con una certa autonomia, obiettivo possibile con un po' di buona volontà e di esperienza: documentiamoci sui materiali, le caratteristiche costruttive, i punti di forza e di debolezza; vagliamo criticamente (nei limiti del possibile) le informazioni che ci arrivano da ogni fonte, per quanto autorevole; e infine, sperimentiamo!

Per questo motivo, le informazioni contenute in questa sezione del sito vanno considerate come linee-guida e non come verità assoluta; l'importante è essere consapevoli che una buona preparazione all'attività fisica in montagna non riguarda soltanto le capacità atletiche, ma anche quelle organizzative.

E' meglio non avere fretta di acquisire tutto ciò che può esserci utile, ma piuttosto condurre una paziente e costante ricerca in tutto l'arco dell'anno, anche a tempo perso: in questo modo, non pressati da alcuna urgenza, potremo approfittare di numerose occasioni e ponderare bene le nostre scelte per non sbagliare. Scopriremo così che “tecnico” non è necessariamente sinonimo di “costoso” e che alla fine, il tempo e l'impegno che avremo speso sarà ricompensato da sicura soddisfazione.

Abbigliamento e accessori: le regole di base

I consigli di queste pagine sono dedicati a due attività specifiche, cioè camminare e pedalare in montagna. Chi le pratica deve fare i conti con una sudorazione intensa e con condizioni ambientali sempre mutevoli e spesso imprevedibili.

L'abbigliamento ideale (accessori e calzature compresi) dovrà pertanto soddisfare soprattutto tre requisiti: essere funzionale, traspirante e in buona misura idrorepellente. L'insieme di queste qualità realizza la perfetta compatibilità del prodotto con le esigenze specifiche dell'escursionista o del biker: in una parola, la tecnicità del prodotto stesso in rapporto a questa o quella attività.

I materiali con cui vengono realizzati i capi tecnici sono numerosi e sul web non è difficile reperire le descrizioni e i consigli forniti dai fabbricanti.

La funzionalità riguarda soprattutto le caratteristiche costruttive di un prodotto. Di norma, un capo è tanto più funzionale quanto più è dedicato a una determinata attività: per questo è consigliabile rivolgersi a negozi specializzati, dove è possibile provare e confrontare più articoli e ricevere assistenza qualificata. Un capo funzionale dovrà essere della giusta taglia, cioè risultare aderente senza comprimere o limitare la libertà di movimento, e del giusto taglio, cioè maschile o femminile per modellarsi perfettamente sulla figura; dovrà essere facile da indossare e da togliere; dovrà limitare razionalmente il peso e l'ingombro. Queste caratteristiche, oltre a consentire al capo di svolgere correttamente la sua funzione, facilitano la vestizione “a strati sovrapposti”, che meglio risponde, come vedremo, alle esigenze delle nostre attività.

Da valutare, infine, la presenza di facilitazioni ergonomiche come tasche interne, prese d'aria, ghette, rinforzi nel punti più soggetti a usura, ecc., particolari che saranno tanto più apprezzati quanto più risponderanno all'uso che del capo si intende fare.

Per traspirabilità si intende l'attitudine del capo a trasferire l'umidità corporea agli strati di abbigliamento soprastanti e, infine, all'esterno. Questa caratteristica è fondamentale in tutti i capi e gli accessori che useremo sotto sforzo e va tenuta in debita considerazione anche in inverno. Spesso, infatti, la difficoltà di autoregolarsi in condizioni di freddo intenso (soprattutto in presenza di vento) può determinare una sudorazione notevole.

E' molto importante considerare che la traspirabilità funziona “a catena” dall'interno verso l'esterno ed è indispensabile che nessun capo “incoerente” interrompa questa catena. Ad esempio, a nulla serve un sottoguanto traspirante se poi il guanto non lo è e finisce con l'imprigionare il sudore, favorendo magari pericolosi congelamenti alle dita. Allo stesso modo, non serve a nulla indossare più strati traspiranti l'uno sull'altro se poi un guscio esterno (la “giacca a vento”) non traspirante funge da sacco di cellophane creando al suo interno un'enorme quantità di condensa.

Per idrorepellenza si intende la resistenza che il capo oppone alla penetrazione dell'acqua e, contestualmente, la facilità con la quale asciuga una volta bagnato. E' una caratteristica che non va intesa in senso assoluto: può essere presente in misura maggiore o minore e, pur essendo tipica di molti materiali, è fortemente influenzata dal tipo di lavorazione e dai trattamenti eventualmente subìti.

Il materiale idrorepellente fa sì che poche gocce di pioggia, o gli schizzi di un torrente, o una caduta nella neve non rappresentino un probema: basterà scrollarsi di dosso velocemente l'acqua e in poco tempo, all'aria e al sole, si avrà l'asciugatura completa.

Traspirabilità e idrorepellenza sono purtroppo difficili da conciliare quando il capo deve fornire una protezione pressoché totale dalla pioggia e dal vento e, d'altra parte, restare permeabile al vapore acqueo che viene prodotto all'interno: è la sfida che devono sostenere le giacche esterne (gusci), progettate per garantire una climatizzazione perfetta anche nelle peggiori condizioni atmosferiche.

Teniamo sempre presente che le proprietà dei capi sopra descritte, per essere mantenute a lungo in buona efficienza, esigono che questi ultimi vengano trattati con cura: il guardaroba tecnico va smacchiato e lavato seguendo scrupolosamente le indicazioni riportate sulle etichette dei capi e sulle confezioni dei detergenti; va riposto in maniera corretta, lontano da fonti di calore o umidità, evitando schiacciamenti e pieghe permanenti (dal momento che, di regola, non può essere stirato); va riservato all'uso per il quale è destinato; va rinnovato periodicamente.

Infine, non dimentichiamo i “rovesci delle medaglie”: molti materiali tecnici utilizzati nell'equipaggiamento sono facilmente danneggiati da fiamme e scintille e possono risultare pericolosamente scivolosi, soprattutto sulla neve e su terreno gelato. Sta al nostro buon senso usare la massima accortezza per godere unicamente dei vantaggi che la tecnologia ci offre, senza subirne gli effetti negativi, a volte inevitabili.

Abbigliamento e accessori: come allestire un guardaroba tecnico

Una volta stabiliti i requisiti che il nostro abbigliamento dovrà possedere, vediamo come assortire il guardaroba dedicato alle gite: in pratica, che cosa tenere sempre pronto nell'armadio.

Come si è accennato sopra, il principio-base è quello di prevedere più strati bene abbinati, da indossare l'uno sull'altro. Anche quando il clima è rigido, durante la camminata o la pedalata spesso conviene aumentare il numero degli strati e non la loro pesantezza.

Il guardaroba intimo, che rappresenta il primo strato, dovrà essere bene assortito, in previsione di cambi frequenti, e offrire una buona scelta tra vari livelli di protezione. Per la parte superiore del corpo, prevediamo qualche capo in filato leggero, senza maniche e a maniche corte, che potremo utilizzare nelle condizioni più miti, e qualche capo di tipo invernale a manica lunga. Ricordiamo che la protezione di alcune zone del corpo piuttosto vulnerabili a improvvisi colpi di freddo, come il collo, il basso ventre e, per i biker, la fascia lombare, deve essere affidata soprattutto al primo strato. Pertanto, sarà utile che i capi invernali abbiano il collo alto, magari servito da apertura a zip, e una lunghezza generosa al di sotto del punto vita.

Anche l'intimo dedicato alla parte inferiore del corpo dovrà corrispondere agli stessi criteri: slip, boxer e calzamaglie (di queste è utile averne almeno un paio di pesantezza diversa) dovranno fornire sufficiente scelta nelle forme e nella pesantezza.

Per i biker è bene prevedere anche più cambi di shorts con fondello.

Nella scelta dei capi intimi sarà utile tenere in considerazione la temperatura di lavaggio: infatti, i capi che possono essere lavati almeno a 60 °C consentono di effettuare una perfetta igienizzazione e di neutralizzare più facilmente i cattivi odori.

Tra gli indumenti di primo strato annoveriamo anche una o due paia di sottoguanti leggeri, molto utili non solo abbinati ai guanti in caso di freddo intenso, ma anche da soli, come protezione temporanea quando occorre svolgere operazioni manuali di precisione.

Il secondo strato per la parte superiore del corpo può essere costituito, in estate, da una maglia o da una camicia, di cui converrà procurarsi più cambi a manica lunga e corta; in inverno, da una felpa leggera in stretch o micropile, di cui converrà avere almeno un cambio. La camicia tecnica, specialmente quella in tessuto totalmente o parzialmente elasticizzato, è un capo apprezzabile per vari motivi e può essere presa in considerazione anche dai biker: anzitutto, essa presenta un colletto, che può offrire buona protezione dal sole e dal vento, ed è generalmente fornita di piccole tasche, molto utili per contenere le minuterie; può essere aperta a piacere grazie ai bottoni; inoltre, possiede di regola una texture più fresca e gradevole al contatto della pelle, soprattutto nei casi in cui, nonostante la calura, sia consigliabile, per vari motivi, vestire la manica lunga. Lo svantaggio della camicia tecnica rispetto alla maglia tecnica è dato dalla sua minore vestibilità, il che la rende meno idonea a fungere da primo strato in condizioni di caldo e meno agevole da abbinare agli strati successivi.

Le maglie tecniche per i biker sono di norma fornite di una lunga zip (che aiuta il raffrescamento e permette di indossarle e di toglierle senza rimuovere il casco) e di tasche posteriori, sulle quali però non si potrà contare in presenza dello zaino.

Per la parte inferiore del corpo, all'escursionista occorreranno almeno due paia di pantaloni lunghi di di diversa pesantezza e almeno un paio di pantaloni invernali idonei al terreno innevato, possibilmente forniti di ghette incorporate.

Occorre sottolineare che il pantalone tecnico da escursionismo è sempre e comunque lungo, anche in condizioni torride: il problema del caldo si risolve solo ed esclusivamente aumentando, nei limiti del possibile, la leggerezza del tessuto, oppure evitando di camminare nelle ore più calde.

La necessità di proteggere le gambe non solo dai raggi solari, ma anche dagli insetti (incluse le zecche), dal contatto con piante spinose, urticanti o fotosensibilizzanti, dalle abrasioni, ecc. impone l'uso del pantalone lungo (dovremmo dire “almeno” del pantalone lungo: proteggersi il più possibile con gli indumenti è infatti una buona regola generale, cui si deroga, entro certi limiti, per la parte superiore del corpo, che al caldo avverte in misura molto maggiore la necessità di scoprirsi).

Per quanto riguarda la mountain bike, è consigliabile acquistare almeno due paia di pantaloni al ginocchio con intimo staccabile e dotato di fondello. Utile qualche tasca di facile accesso, dal momento che, come si è visto, la presenza dello zaino rende inservibili le tasche posteriori delle maglie e delle giacche. In condizioni di freddo intenso, il capo intimo potrà essere abbinato a un pantalone lungo, elasticizzato e di conformazione adatta alla pedalata.

A questo punto, facciamo una breve ma utile considerazione sui colori. Non rifiutiamo a priori i colori sgargianti: in montagna sono utili poiché, quando li indossiamo, ci rendono ben visibili e riconoscibili anche a distanza. Inoltre, un capo vivacemente colorato è più difficile che venga dimenticato quando viene appeso o appoggiato da qualche parte.

I colori scuri, invece, e particolarmente il nero, sono in grado di incamerare calore se esposti ai raggi del sole e per questo motivo sono un valido aiuto nella stagione invernale.

I capi ideali come terzo strato sono principalmente quelli in forma di giacca, siano essi in pile, tessuto antivento elasticizzato, tessuto imbottito, ecc., con o senza maniche: avranno quindi di preferenza l'apertura totale sul davanti, saranno dotati di tasche laterali nelle quali poter infilare le mani ed eventualmente di cappuccio. Per i biker, è perfetta la giacca in tessuto antivento elasticizzato, possibilmente con le maniche staccabili.

Per quanto riguarda il terzo strato, conviene puntare sulla diversificazione anziché sulla quantità dei capi. Esempio: un piumino ultraleggero con cappuccio ed uno più pesante; una giacca in tessuto antivento elasticizzato a manica lunga di media pesantezza; un pile soffice e caldo; un paio di gilet antivento di diversa pesantezza.

Il quarto strato, o guscio, è la giacca adatta ad affrontare l'acqua, in forma di pioggia o di neve, e il vento forte. Il quarto strato è fondamentale quanto il primo e vale la pena valutarlo con attenzione, anche se la scelta è spesso molto condizionata dai costi elevati.

Se prevediamo di muoverci in inverno o in alta quota, vale la pena investire su un capo studiato per le condizioni più difficili, sia per quanto riguarda i materiali, sia per quanto riguarda l'ergonomia. Alcuni particolari sono importanti: il cappuccio dovrà essere regolabile perfettamente sul nostro capo; dovrà possedere una visiera e avvolgere bene tutto il collo fin sotto gli zigomi; non dovrà toglierci troppa mobilità e visibilità anche laterale. Le maniche dovranno potersi stringere bene aderenti ai polsi e le cerniere dovranno garantire un'ottima impermeabilità e una funzionalità perfetta anche con i guanti. Il taglio, infine, dovrà garantire, a giacca chiusa, la protezione del ventre dal vento freddo che risale dal basso.

Poiché un capo di questo genere non è “quattro stagioni”, dovrà essere affiancato, nel guardaroba, da un capo più leggero e agile, ma comunque affidabile, sufficiente nelle condizioni non estreme.

Può essere conveniente anche per i biker, soprattutto in inverno, l'uso di un guscio dotato di cappuccio. In questo caso il cappuccio va posto sotto il casco e pertanto conviene, prima dell'acquisto, provare a indossarli entrambi per verificare che l'abbinamento sia non solo fattibile, ma anche confortevole.

Ricordiamo che il guscio è un capo indispensabile in montagna e va comunque portato con sé, anche nelle condizioni più favorevoli: si tratta infatti di un fattore di sicurezza che può rivelarsi molto utile, se non fondamentale, in caso di emergenza.

Passiamo ora a considerare l'assortimento dei più comuni accessori: calze, guanti, copricapi.

Anche le calze tecniche sono oggi capi altamente specializzati: la varietà delle lunghezze, delle forme e dei filati fanno sì che vi sia una calza su misura quasi per ogni uscita... ma generalmente non è difficile orientarsi, poiché nei capi di buona qualità la destinazione ideale è sempre indicata dal produttore.

La scelta e l'assortimento sono affidati alle preferenze e alle esigenze personali; è bene, comunque, scegliere le calze non solo in base alla stagione, ma anche in funzione delle calzature cui saranno destinate e dell'uso che di tali calzature si intende fare. Le calze sottili mantengono il piede più solidale con la scarpa, favorendo un uso più preciso di quest'ultima, ma d'altra parte sono meno calde e offrono minore protezione nei punti più soggetti a pressione o sfregamento.

In ogni caso, è importante scegliere la misura giusta (la calza deve essere perfettamente aderente e sufficientemente alta rispetto alla calzatura) e avere molta cura nei lavaggi per evitare che il capo perda le sue qualità. Le calze che all'interno presentano una filatura “effetto pelliccia” vanno lavate e asciugate sul rovescio affinché si mantengano morbide.

In ogni caso, il benessere dei nostri piedi dipende in primo luogo dalle cure che dedichiamo a questi ultimi: calze e calzature, per quanto pregiate, non potranno comunque supplire alla nostra trascuratezza. Una pedicure perfetta dovrà essere eseguita prima di ogni uscita e lo stato di salute dei piedi dovrà essere sempre sotto controllo: calli, duroni, ragadi, secchezza della pelle e altre eventuali anomalie dovranno essere trattati tempestivamente, chiedendo consiglio al nostro farmacista di fiducia.

I guanti hanno essenzialmente due funzioni. La prima è quella di evitare il contatto diretto dei palmi sudati con impugnature gommate o metalliche e ottimizzarne la presa: è il caso del manubrio della mtb, ma anche dei bastoncini da escursionismo e dei cavi corrimano installati sui sentieri per la sicurezza. Pertanto, nel guardaroba di ciascuno sarà utile un paio di guanti senza dita, rinforzati in pelle o simili e dotati di cuscinetti nella zona del palmo.

La seconda funzione è la protezione dal freddo, che non va sottovalutato nemmeno nel periodo estivo. Ricordiamo che ogni tipologia di guanto dovrà avere almeno un cambio e che i guanti di scorta dovranno essere sempre portati con sé. Possiamo prevedere una dotazione di guanti di media pesantezza con una buona prensilità, meglio se resistenti al vento, e una di guanti (o moffole) per le temperature molto rigide, imbottiti di materiale termoisolante. Come si è detto, si può ottenere la termoregolazione perfetta anche facendo uso di sottoguanti di varia pesantezza.

Per i biker è preferibile l'uso di guanti dedicati, anche se è piuttosto difficile reperire, in questa categoria, capi adatti a temperature estreme. In caso di freddo molto intenso, è indispensabile dotarsi di sottoguanti pesanti.

Quanto ai copricapi, vale anche in questo caso il principio-base della vestizione a strati, per cui converrà dotarsi di almeno un capo minimale (tipo “sottocasco”) e di un berretto più pesante. Il sottocasco, meglio se con paraorecchie, è indispensabile per i biker ma è molto utile anche agli escursionisti, che potranno usarlo da solo o collocarlo sotto il cappuccio di una giacca o del guscio, o sotto un altro copricapo più pesante. Fasce e bandane possono essere molto utili e versatili per tanti usi, anche improvvisati, e pertanto conviene possederne almeno un paio e portarne sempre una con sé.

Per uso tecnico, la funzione della sciarpa può essere svolta da collari e mascherine antivento, che, se ben abbinate ai copricapi in dotazione, possono risultare più comode e meglio gestibili del tradizionale passamontagna. Se si prevede di frequentare la montagna in inverno, non va sottovalutata l'utilità di un capo che, all'occorrenza, può proteggere l'ingresso delle vie aeree. Spesso, l'urgenza di incamerare aria sotto sforzo e la congestione nasale causata dalle basse temperature inducono a respirare attraverso la bocca, immettendo aria troppo fredda direttamente nei bronchi. Schermando il naso e la bocca, anche con una protezione leggera, si può generalmente ovviare a questo problema.

Per i biker che si muovono in inverno sono utili anche i copriscarpe.

Le calzature

Scegliere calzature perfettamente adeguate al nostro piede e alle attività che intendiamo svolgere non è facile, ma è importante dedicarvi un certo impegno. Documentiamoci in precedenza, se possibile, sui prodotti che ci interessano, valutando anche le caratteristiche dei materiali utilizzati, e proviamo i vari modelli senza fretta, su entrambi i piedi, preferibilmente con le calze che intendiamo abbinarvi.

Di tutte le calzature utilizzabili su terreno montano, prendiamo qui in considerazione gli scarponi (ossia quelle atte a fornire sostegno e protezione non solo al piede, ma anche all'articolazione della caviglia), e precisamente quelli da trekking (ossia studiati per affrontare una camminata, anche di più giorni, con il carico dello zaino). Cercheremo di semplificare al massimo, limitandoci a considerare le tipologie di nostro interesse.

Ferma restando l'importanza dei requisiti di funzionalità, traspirabilità e idrorepellenza (che, come si è detto, riguardano anche le calzature), possiamo dire che, in generale, il primo criterio di scelta è la destinazione d'uso dello scarpone, che dovrà essere ben chiara a noi stessi. Ci muoveremo solo in estate, sotto i 2000 metri, su terreni non troppo sconnessi? Basterà uno scarponcino da trekking leggero. Cammineremo solo in estate ma senza limiti di quota, anche su pietraie e terreni difficili, eventualmente su neve? Dovremo aggiungere al nostro corredo uno scarpone da trekking impegnativo. Infine, prevediamo escursioni in condizioni invernali (temperature rigide e/o lunghe permanenze nella neve), a piedi o con le ciaspole? Sceglieremo per quelle occasioni uno scarpone invernale.

Come distinguere le varie tipologie di scarponi? Dovremo osservare attentamente le parti che li compongono e le loro caratteristiche costruttive.

Lo scarpone da trekking leggero è all'insegna del comfort: ha una tomaia morbida, anche nella zona dell'avampiede; la suola è anch'essa morbida e moderatamente scolpita; il peso totale è generalmente contenuto e la termicità è bassa. Su sterrati e sentieri a fondo regolare (e quando non si preveda pioggia) si possono anche utilizzare versioni con tomaia bassa, consigliate ai più esperti.

Lo scarpone da trekking impegnativo ha una suola più scolpita e più rigida rispetto al precedente, allo scopo di sostenere il piede nella prevalente verticalità della progressione e di offrire una buona aderenza su tutti i tipi di terreno; anche la tomaia è più rigida e robusta, spesso rinforzata da fasce in gomma nella zona dell'avampiede e/o in tutta la parte bassa per proteggere il piede su terreni sassosi e scoscesi; le cuciture della tomaia sono ridotte il più possibile (o addirittura eliminate) per favorire l'impermeabilità e la termicità. Rispetto al modello precedente, è amplificata la funzione ammortizzante nella discesa, particolarmente nella zona del tallone.

Caratteristica comune a entrambe le tipologie di scarpone viste sopra è la curvatura accentuata della suola sotto l'avampiede per favorire la rullata, cioè il fisiologico movimento del piede durante la camminata.

Lo scarpone invernale, studiato per lunghe permanenze nella neve, sacrifica in buona parte la rullata a favore di una decisa rigidità della suola: la suola rigida, infatti, solitamente abbinata a una tassellatura di tipo alpinistico, aiuta a mordere la neve dura e si presta bene all'utilizzo di ramponi e ciaspole. La tomaia fornisce un'elevata termicità, mentre l'allacciatura alta sulla caviglia, spesso protetta da una ghetta, ostacola l'ingresso della neve.

E' molto importante che lo scarpone, particolarmente nel periodo invernale, mantenga i piedi caldi e asciutti, per scongiurare l'eventualità di congelamenti. Soprattutto nelle escursioni di più giorni, è essenziale utilizzare calzature già sperimentate sotto questo aspetto.

Il secondo criterio da valutare è la calzata, cioè la forma della pianta dello scarpone, che spesso varia notevolmente da un produttore all'altro. La calzata determina quel “feeling” immediato di benessere o di disagio che proviamo immediatamente dopo aver introdotto il piede e non va confusa con la taglia. Spesso si parla in modo riduttivo di “pianta larga” o di “pianta stretta”; in realtà l'insieme dei particolari che fanno la “calzata giusta” per ciascuno è molto più complesso e l'unico modo per valutarlo è provare contemporaneamente modelli diversi, cercando di concentrarsi unicamente sulle sensazioni del piede.

Per quanto riguarda i biker, sia per i pedali ad aggancio rapido che per i pedali flat esiste un'ampia gamma di calzature dedicate (attenzione: alcune sono per esclusivo uso indoor). Tra le calzature con predisposizione per aggancio rapido, conviene accordare la preferenza a quelle che meglio si prestano, per le caratteristiche generali ma soprattutto per il tipo di suola, a qualche breve tratto di camminata fuori strada. Anche in questo caso la calzata giusta è fondamentale e, sostanzialmente, le modalità per riconoscerla sono le stesse viste sopra.

Concludiamo con una raccomandazione importante che riguarda tutto l'abbigliamento tecnico, calzature comprese: poniamo la massima cura e attenzione nell'acquisto e nell'uso dei capi destinati alla stagione invernale. Investiamo nella qualità, testiamo molto bene e non temiamo di abbondare nelle scorte di indumenti e accessori. La montagna in inverno è severa e, in mancanza di adeguato equipaggiamento, possono subentrare problematiche molto serie, come ad esempio i congelamenti.

Quale attrezzatura è indispensabile procurarsi?

Lo zaino


Da sempre lo zaino è il primo e fondamentale componente dell'attrezzatura per chi, a qualunque livello, intende frequentare la montagna.

Inutile dire che, anche per quanto riguarda lo zaino, la scelta è vastissima, non solo perché tanti sono i produttori, ma anche perché è alto (ed è sempre in crescita) il livello di specializzazione: in altre parole, anche qui potremmo dire che c'è quasi uno zaino per ogni uscita.

Dovremo pertanto, come nel caso degli scarponi, mettere a fuoco le attività che ci interessa praticare, questa volta non in base alla stagione ma alla tipologia di escursione. Escursioni impegnative o di più giorni richiedono uno zaino più capace (indicativamente dai 35 litri in su); per escursioni giornaliere non impegnative è sufficiente uno zaino dai 20 ai 35 litri.

Esistono anche zaini più piccoli, ma occorre tenere presente che, normalmente, al di sotto dei 20 litri di capacità è molto difficile che lo zaino abbia una lunghezza sufficiente ad appoggiarsi sul bacino. Se il peso grava esclusivamente sulle spalle, la colonna vertebrale ne soffre e la compressione della muscolatura alla base del collo può favorire formicolìo e sensazione di freddo alle mani. Lo stesso problema riguarda i biker, che però possono reperire zaini appositamente studiati per mountain bike, nei quali una fascia più alta e rigida in vita consente di portare in modo stabile ed ergonomico anche uno zaino che, necessariamente, deve essere di volume ridotto.

Viste le problematiche legate alla scelta e all'uso corretto dello zaino, è fondamentale rivolgersi a produttori affidabili, che possono garantire, quanto meno, l'uso di materiali tecnici e lo studio delle migliori soluzioni per quanto riguarda l'ergonomia e il comfort. L'acquisto finale sarà poi, ovviamente, determinato dalle nostre esigenze specifiche, dalle nostre sensazioni e dalla nostra capacità di valutare i particolari che possono “fare la differenza”.

Quando si prova uno zaino in negozio, è bene chiedere al rivenditore di caricarlo con un peso-campione. Una volta indossato lo zaino, si allaccia e si regola accuratamente la cintura in vita, prima ancora degli spallacci, assicurandosi che la sua parte inferiore appoggi bene sul bacino senza dare fastidio (a tale scopo si possono abbassare lievemente le spalle per verificare che non siano caricate). Successivamente, si regolano gli spallacci e l'eventuale chiusura al petto, verificando che non provochino sfregamenti durante i movimenti delle braccia (ad esempio quando si usano i bastoncini). E' importante anche reclinare il capo all'indietro, per verificare che la parte alta dello zaino non ostacoli i movimenti del collo (i biker dovranno fare la prova indossando il casco). E' bene verificare che, soprattutto negli zaini capienti, l'imbottitura degli spallacci e della cintura sia adeguata al peso che lo zaino è destinato a portare.

Come per gli scarponi, anche nel caso dello zaino è possibile che, pur essendo apparentemente molto simili, due zaini ci trasmettano sensazioni completamente diverse: è importante valutare con attenzione anche la compatibilità con la nostra figura. Inutile dire che, quando sia possibile scegliere una taglia o un genere (maschile o femminile), è preferibile orientarsi verso il prodotto che - almeno nelle intenzioni - è studiato apposta per noi.

Il peso dello zaino vuoto è un fattore importante, ma non va valutato in senso assoluto. E' preferibile acquistare uno zaino leggermente più pesante ma più adatto alla nostra figura o più semplice da gestire.

Per quanto riguarda le caratteristiche costruttive, sono tantissimi i particolari che possono risultare utili: tasche, segrete, portamateriale, porta piccozze/bastoncini, portasci/ciaspole, ecc.: verifichiamo che siano presenti (e funzionali: ad esempio, facili da gestire anche con i guanti) quelli che maggiormente ci interessano.

La verifica è più semplice nel caso dello zaino per mountain bike: se infatti, come è consigliabile, prenderemo in considerazione uno zaino dedicato, noteremo che lo spazio interno è già perfettamente organizzato per sistemare tutto ciò che ci serve.

Le forme disponibili sul mercato sono molteplici. In linea generale, si può dire che la forma “a tubo”, priva di tasche sporgenti ai lati (più esposte alle intemperie e più soggette a incagliarsi nei passaggi stretti) è la più tecnica ed è quella normalmente utilizzata per l'alpinismo; può essere valida anche per l'escursionismo, anche se risulta più difficile sistemare le minuterie e accedere velocemente al fondo dello zaino. Per ovviare al problema, alcuni modelli presentano aperture longitudinali o sul fondo, altri un comparto di servizio molto spazioso sulla patta, o ancora una sorta di borsello interno.

La predisposizione per la sacca idrica, sempre presente nei modelli per mountain bike, è interessante anche negli zaini da escursionismo. Durante l'inverno, quando non è possibile utilizzare la sacca, la tasca dedicata può ospitare fogli, cartine e altro materiale delicato.

Da ultimo, proviamo a immaginare come si comporterebbe il nostro modello preferito sotto la pioggia. In caso di pioggia insistente, è sempre consigliabile usare il coprizaino; tuttavia, poche gocce non devono creare problemi: pertanto è bene che le cerniere siano gommate, o almeno coperte da pattine, e che si trovino in una posizione sufficientemente protetta.


Il casco per mountain bike


Inutile ricordare che, in tutte le escursioni in mountain bike, l'uso del casco è un imprescindibile fattore di sicurezza. Anche per quanto riguarda il casco, come per lo zaino, si può contare su una scelta vastissima in termini di modelli e di costi: proviamone diversi prima dell'acquisto, valutando il peso, la facilità di regolazione, il comfort anche con un eventuale sottocasco, la presenza di una visiera (molto consigliabile per mountain bike) funzionale e robusta, la sufficiente circolazione d'aria... e magari apprezzando l'eventuale presenza della reticella che previene l'intrusione degli insetti.

Controlliamo inoltre che il casco prescelto riporti l'omologazione per il ciclismo e l'anno di produzione.

Come molti altri dispositivi di sicurezza, il casco è personale e non dovrebbe essere ceduto ad altri dopo il primo utilizzo. Un urto importante, oppure un comportamento maldestro dell'utente possono comportare un danno non immediatamente visibile e compromettere la funzionalità del casco per il futuro: solo chi ha usato quel casco in via esclusiva ne conosce la storia e può valutare se è il caso di sostituirlo immediatamente.

Portare tutto ciò che serve senza appesantirsi troppo

Preparare lo zaino nel modo ottimale, caso per caso, è quasi un'arte... che svilupperemo al meglio con l'esperienza. I princìpi di base da seguire sono sostanzialmente due:

1) puntare alla leggerezza del carico: il peso in montagna è sempre un nemico;

2) prevedere le emergenze significative che potrebbero verificarsi, in modo da non farci trovare sprovveduti di fronte ad esse.

E' chiaro che i due princìpi sono contrastanti: più materiale dovremo portare per le emergenze (es. pronto soccorso, scorte di acqua e cibo, indumenti pesanti, ecc.), più il nostro zaino peserà, rendendoci, paradossalmente, più vulnerabili perché più lenti e meno efficienti. Si tratta quindi di realizzare il miglior compromesso tra dotazione e peso.

Alcune regole di base sono molto valide allo scopo e occorre tenerle sempre presenti:


1) evitare di portare con sé tutto ciò che è superfluo, o potrebbe molto improbabilmente rivelarsi utile;

2) risparmiare sul peso e l'ingombro dei contenitori di qualunque tipo (anche del portafoglio se necessario), procurandosi dei sostituti più leggeri da usare appositamente per le gite. Poche decine di grammi risparmiati qua e là possono fare una grande differenza finale!

3) miniaturizzare il più possibile, acquistando quantità piccole di farmaci, disinfettanti, creme solari, ecc. dando la preferenza alle confezioni più funzionali al trasporto nello zaino (es. lo stick anziché il liquido, la pastiglia anziché le gocce, ecc.);

4) per quanto riguarda il cibo, ottimizzare l'ergonomia e la concentrazione dei princìpi nutritivi in rapporto al peso: meglio un paio di barrette per sportivi a formulazione equilibrata, oppure fette biscottate con lardo o fesa di un trancio di pizza filante e mezzo chilo di arance, anche a vantaggio dell'igiene e della digeribilità;

5) saper rinunciare, fuori casa, alle nostre abitudini e sopportare qualche piccola privazione (es. se non ci sono punti di ristoro lungo il percorso di una gita giornaliera, conviene rinunciare al fornellino da campeggio e alla moka per fare il caffé...). Potremo rifarci con soddisfazione al nostro ritorno.


Ciò premesso, vediamo qual è la dotazione di base dell'escursionista: dotazione che potrà subire variazioni o integrazioni a seconda della stagione, della durata dell'escursione o di altri fattori, ma che resta quella fondamentale di riferimento. La chiameremo N.D.E. (normale dotazione escursionistica) con riferimento a un'uscita giornaliera.



NORMALE DOTAZIONE ESCURSIONISTICA


IN ESTATE: acqua, cibo, indumenti, guscio con cappuccio, berretto per il sole, eventuali copricapi in lana o pile e guanti leggeri; occhiali da sole, crema solare, pronto soccorso, calzature da montagna.

IN INVERNO: acqua, thermos con bevanda calda, cibo, indumenti, guscio con cappuccio, due copricapi, due paia di guanti, occhiali da sole, crema solare, pronto soccorso, calzature da montagna.



NOTA PER LE ESCURSIONI A PIEDI


ACQUA. Anche sui percorsi dove si prevede di trovarla, l'acqua tale e quale non deve mai mancare nello zaino dell'escursionista. Anche nel caso in cui si desideri portare con sé una bibita, una soluzione salina per lo sport o un thermos con una bevanda calda, una scorta complementare di sola acqua è indispensabile: l'acqua può lavare una ferita, veicolare un farmaco, rimuovere un corpo estraneo dall'occhio. La quantità totale di liquidi a disposizione deve essere almeno di un litro al giorno per persona, di cui almeno mezzo litro di sola acqua. Anche nella stagione invernale è molto importante idratarsi a sufficienza, nonostante spesso non si avverta lo stimolo della sete.

Sulla scelta del contenitore ci si può sbizzarrire: d'estate può essere molto utile la sacca idrica, che consente di approvvigionarsi a intervalli regolari senza doversi fermare (in inverno la sacca è invece inutilizzabile, perché l'acqua nel tubicino tende molto spesso a gelare); chi preferisce la classica borraccia ha a disposizione una vasta scelta di forme e modelli. Le borracce rigide sono più pesanti e ingombranti ma più facilmente igienizzabili (alcune anche in lavastoviglie); quelle morbide sono più leggere e, se riempite di acqua fredda, possono trasformarsi, al bisogno, in rudimentale borsa del ghiaccio.

CIBO. Quanto si è detto per l'acqua vale anche per il cibo, anche se in misura minore. Portiamo dunque sempre una “razione K” che servirà di emergenza quando prevediamo di ristorarci in rifugio; quando invece il pranzo è al sacco, cerchiamo di rifornirci secondo le regole viste sopra, senza sacrificare il gusto ma facendo attenzione anche al peso della confezione e della parte non edibile (le quali non dovranno essere smaltite nell'ambiente!).

ABBIGLIAMENTO E ACCESSORI. Gli indumenti che porteremo con noi dovranno essere adeguati alla stagione, alla quota e all'esposizione indicate nelle schede delle gite, in base al principio della vestizione a strati (vedi le sezioni dedicate all'abbigliamento e agli accessori). Nelle escursioni lunghe e in inverno è consigliabile portare un capo caldo in più (es. un piumino) per poter affrontare senza problemi un ritardo sulla tabella di marcia o un'emergenza che ci trattengano all'aperto fino a tarda sera.

ATTREZZATURA. Gli occhiali da sole sono fondamentali in situazioni di forte irraggiamento diretto e/o riflesso (alle alte quote o sulla neve, prevedere anche un paio di scorta). E' bene scegliere modelli adatti alle attività in montagna e che offrano una buona protezione anche laterale dalla luce e dal vento.

La crema solare (anche labiale) è altrettanto importante; sulla neve è bene usarla anche a cielo coperto.

La lampada frontale, indispensabile in alcune situazioni, dovrà avere un raggio di almeno una decina di metri ed essere poco ingombrante, possibilmente a basso consumo e di buona qualità; verificare sempre prima della partenza la sufficiente carica delle batterie e, in caso di necessità, sostituirle o portare con sé batterie di scorta. Il classico coltellino svizzero è molto utile: scegliere un modello non troppo pesante. Possiamo aggiungere: il coprizaino; un rotolino di nastro americano, almeno un paio di sacchetti di nylon (che potranno contenere rifiuti, indumenti bagnati, ecc.) e qualche fascetta di plastica; fazzoletti di carta; un accendino; un foglio di carta e una matita.

I bastoncini da escursionismo, le racchette da neve, il casco possono essere facilmente dimenticati se non collegati allo zaino. Facciamo attenzione!

PRONTO SOCCORSO. Una dotazione di base è costituita da:

1) pinzette, specchietto, forbicine, spille da balia;

2) pinze levazecche (reperibili in farmacia);

3) disinfettante della cute lesa (fazzolettino monouso, gel in tubetto, o altre confezioni a scelta, evitando possibilmente i preparati che possono macchiare la pelle o gli indumenti);

4) un rotolo di cerotto di carta alto 2,5 cm (oltre a fissare le garze, previene efficacemente le vesciche e altre abrasioni da sfregamento se applicato ai primi sintomi di fastidio);

5) cerotti per escoriazioni di varie misure e/o cerotto liquido o spray;

6) un paio di bustine di Steri-strip (strisce adesive di sutura) di misure assortite;

7) garze sterili;

8) guanti sterili;

9) benda elastica 6 cm x 3 m;

10) rete tubolare elastica di misure assortite (dito; mano-braccio; gamba-coscia);

11) coperta isolante da soccorso in alluminio;

12) eventuali farmaci o preparati di vario genere (analgesici, antistaminici, omeopatici, repellenti per insetti, ecc.), che eventualmente aggiungeremo dopo aver interpellato il nostro medico o farmacista.

Il pronto soccorso dovrà essere trasportato in un contenitore impermeabile che possa garantire protezione dagli urti e dagli sbalzi termici. Il peso complessivo del kit non dovrebbe superare i 300 grammi.

E' bene controllare periodicamente le date di scadenza delle varie confezioni e sostituirle quando necessario.


NOTA PER LE ESCURSIONI IN MOUNTAIN BIKE


La N.D.E., opportunamente adattata, vale anche per lo zaino dei biker: stesse considerazioni per acqua e cibo; stesse considerazioni su abbigliamento e accessori, tenendo conto che, questa volta, si tratterà di capi specifici per mountain bike. All'attrezzatura della N.D.E. i biker dovranno aggiungere:

1) il giubbino rifrangente omologato, obbligatorio per legge in alcune condizioni;

2) i fanalini anteriore e posteriore, meglio se staccabili, da collocare su manubrio e reggisella all'occorrenza;

3) una pompa;

4) un lucchetto per legare la bici;

5) un kit minimale dimanutenzione per le emergenze più comuni (es. forature), che potrà variare a seconda del mezzo di cui si dispone (mtb full/front-suspended, coperture tradizionali o tubeless, ecc.) e che potrà essere assortito nel modo migliore rivolgendosi a un buon negozio;

6) il casco ed eventuali protezioni per la discesa (gomitiere, ginocchiere, ecc.). Consigliabili anche in salita i parastinchi per chi usa i pedali dotati di pin e non ha sufficiente esperienza.

Anche il pronto soccorso resta sostanzialmente invariato rispetto alla N.D.E.


E PER FINIRE...

...ricordiamo che è molto importante anche distribuire il carico nello zaino in maniera corretta. Ciò andrà a tutto vantaggio della nostra schiena e della facilità di accesso al nostro materiale.

Le cose più pesanti vanno collocate sul fondo: lo stesso dicasi per gli oggetti che meno probabilmente potranno servirci; i contenitori di liquidi vanno mantenuti in posizione verticale; gli oggetti fragili o vulnerabili a tagli o forature devono essere isolati, ad esempio avvolgendoli con gli indumenti; le minuterie andranno collocate nelle tasche secondo criteri razionali; i valori e i documenti dovranno essere protetti dal sudore e dall'acqua (utile allo scopo una leggera bustina stagna, o, alla peggio, un sacchetto di nylon). Facciamo una prova prima di partire, indossando lo zaino pieno: non dovremo sentire fastidiose asperità sulla schiena, né avvertire alcuna sensazione di sbilanciamento.

Valutazione delle difficoltà nelle escursioni a piedi

Valutazione dell'impegno tecnico


La scala di valutazione dell'impegno tecnico utilizzata da Omega-treK fa riferimento a quella comunemente adottata in Italia e individua quattro livelli, tenendo conto di vari parametri tra cui, principalmente: l'ambiente e il tipo di terreno; la difficoltà di orientamento e di individuazione del percorso; l'equipaggiamento e l'attrezzatura necessari. Si tratta ovviamente di indicazioni di massima, che non hanno la pretesa di esaurire tutta la possibile casistica. Nelle schede delle singole gite verranno fornite le necessarie precisazioni.

T (Itinerario turistico): itinerario ben evidente che si snoda su carrarecce, mulattiere o comodi sentieri a quote non elevate, con percorso non lungo e di dislivello contenuto. Non è richiesta alcuna preparazione specifica se non un minimo di allenamento alla passeggiata di qualche ora e la dotazione di equipaggiamento adeguato (l'escursione si svolge comunque in montagna, dove repentini cambiamenti di meteo e di temperatura sono sempre possibili).

E (Itinerario escursionistico): itinerario normalmente segnalato su sentiero e/o tracce di passaggio in ambiente vario, anche di alta quota. Può prevedere l'attraversamento di pascoli, pietraie e piccoli nevai poco pendenti. Può superare brevi tratti esposti, ripidi o rocciosi. Sono richiesti un certo senso dell'orientamento, una buona preparazione fisica alla camminata nonché una certa esperienza e conoscenza dell'ambiente montano, oltre, naturalmente, all'equipaggiamento adeguato al tipo di escursione che si affronterà di volta in volta.

EE (Itinerario per escursionisti esperti): itinerario normalmente segnalato che si svolge su terreni difficili, che richiedono passo sicuro, assenza di vertigini ed esperienza. Può prevedere, ad esempio, la progressione su pendii ripidi e scivolosi, l'attraversamento a piedi di corsi d'acqua, la risalita di balze rocciose ed esposte, ecc. oppure la necessità di orientarsi in spazi aperti senza punti di riferimento. E' richiesta una preparazione ottimale, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista organizzativo, oltre a una buona esperienza sui vari tipi di terreno escursionistico presenti in ambiente alpino.

EEA (Itinerario per escursionisti esperti, con attrezzature): itinerario che, oltre ai requisiti del precedente, implica la conoscenza e l'uso dei dispositivi di autoassicurazione per via ferrata (imbracatura, corda, dissipatore, moschettoni). La sigla EEA contraddistingue gli itinerari che, in assenza di attrezzature (scale, pioli, ecc.), sarebbero qualificati come alpinistici.

Nota: gli itinerari qualificati come E od EE possono presentare dei piccoli tratti (generalmente esposti) protetti da ausili fissi come cavi corrimano, catene o simili. L'uso di questi ultimi non è indispensabile per la progressione (e pertanto non implica l'uso di dispositivi di autoassicurazione), ma serve a renderla più sicura, ad esempio nella stagione invernale o in condizioni meteorologiche avverse, o nel caso in cui l'escursionista, per vari motivi, abbia timore di affrontare il passaggio.

Per quanto riguarda le escursioni con le racchette da neve (o "ciaspole"), si è preferito adottare una semplice classificazione di massima della difficoltà tecnica (Facile-Media-Difficile), fornendo le necessarie precisazioni nelle schede delle singole gite.


Valutazione dell'impegno fisico (sono esclusi gli itinerari qualificati come “turistici”)


Il grado di impegno fisico è valutato tenendo conto del peso dello zaino e della dotazione adeguata al tipo di gita (equipaggiamento e attrezzatura). Fattori come la quota, la stagione, le condizioni del terreno possono influire sull'impegno fisico richiesto. Di essi si terrà conto di volta in volta, nei limiti del possibile, nella descrizione delle singole gite. Si tiene come riferimento per la scala sotto indicata la difficoltà escursionistica E.

Basso: è richiesto un allenamento che consenta, senza avvertire eccessiva fatica o sovraccarico muscolare, di effettuare un percorso di almeno 700 metri di dislivello positivo nei tempi previsti dell'escursione (che tengono conto anche dello sviluppo); oppure, indicativamente, di guadagnare almeno 300 metri di dislivello all'ora e di mantenere tale ritmo per almeno un'ora e mezza consecutive.

Medio-basso: è richiesto un allenamento che consenta, senza avvertire eccessiva fatica o sovraccarico muscolare, di effettuare un percorso di almeno 1000 metri di dislivello positivo nei tempi previsti dell'escursione; oppure, indicativamente, di guadagnare almeno 300/400 metri di dislivello all'ora e mantenere tale ritmo per almeno due ore consecutive.

Medio-alto: è richiesto un allenamento che consenta, senza avvertire eccessiva fatica o sovraccarico muscolare, di effettuare un percorso di almeno 1300/1400 metri di dislivello positivo nei tempi previsti dell'escursione; oppure, indicativamente, di mantenere una media oraria di 400 metri di dislivello per almeno tre ore.

Alto: è richiesto un allenamento che consenta, senza avvertire eccessiva fatica o sovraccarico muscolare, di effettuare un percorso superiore ai 1600 metri di dislivello positivo nei tempi previsti dell'escursione, oppure di sostenere per più giorni consecutivi un impegno fisico medio-basso, medio-alto o alto.

Nota: il fatto che sia stato preso in considerazione il solo dislivello positivo non significa che le prestazioni dell'escursionista in discesa siano ininfluenti nella valutazione dell'impegno fisico. Su un itinerario tecnicamente non impegnativo e già percorso in salita, un escursionista adeguatamente allenato dovrà essere in grado di effettuare la discesa in un tempo non superiore ai due terzi di quello di salita. Ovviamente, su itinerari tecnicamente impegnativi la discesa può richiedere un tempo di percorrenza perfino superiore a quello di salita.

Valutazione delle difficoltà nelle escursioni in mountain bike

Valutazione dell'impegno tecnico


La scala di valutazione dell'impegno tecnico utilizzata da Omega-treK prevede quattro livelli. Qualora sia consigliato, o giudicato indispensabile, l'uso di un mezzo con determinate caratteristiche (es. mtb full suspended), la difficoltà tecnica è valutata prevedendo l'uso di quel mezzo.

Può capitare di dover affrontare tratti di percorso più impegnativi rispetto alla difficoltà globale assegnata all'escursione: se di essi non si è tenuto conto nella valutazione, significa che sono pochi e sufficientemente brevi da essere facilmente superati a piedi spingendo la bici.

Naturalmente, non è possibile esaurire in poche righe tutte le possibili combinazioni tra i parametri che determinano la difficoltà tecnica; inoltre, occorre tenere presente che fattori apparentemente estranei come le condizioni meteo, la presenza di pedoni, animali o di mezzi motorizzati su un determinato itinerario possono influire anche notevolmente sul grado di impegno tecnico richiesto. Pertanto, la scala delle difficoltà ha valore puramente indicativo e si rimanda alla descrizione delle singole gite per una valutazione più puntuale.


CT/CE (Itinerario cicloturistico/cicloescursionistico): percorso semplice, che si svolge su pista ciclabile e/o su terreno paragonabile a quest'ultima. Il fondo è compatto e regolare e non presenta particolari problemi se bagnato. La pendenza è moderata.

MTB1 (Itinerario di primo livello): percorso di impegno tecnico basso, che necessita di un minimo di esperienza nella conduzione della mountain bike.

Il terreno può essere molto vario (strada, mulattiera, sentiero, prato) ma sempre ben individuabile, con ampio spazio di manovra, non esposto e solo a tratti smosso. Non vi sono pendenze elevate ma possono presentarsi tratti che richiedono attenzione, specialmente in discesa (es. ciottoli scivolosi, fango, radici, ecc.).

MTB2 (Itinerario di secondo livello): percorso di impegno tecnico medio, che necessita di una certa esperienza nella conduzione della mountain bike e richiede capacità di valutazione del terreno. Il tracciato è sempre ben individuabile e sufficientemente ampio, ma il fondo può essere smosso e irregolare e può richiedere una certa abilità per individuare il passaggio migliore, sia in salita che in discesa. Alcuni passaggi possono richiedere forza esplosiva e/o buone doti di equilibrio se si vuole restare in sella.

MTB3 (Itinerario di terzo livello): percorso di impegno tecnico alto, che richiede esperienza e padronanza del mezzo.
Il terreno può essere vario e irregolare a causa di buche, radici, detriti, ecc. da superare su pendenze sostenute, in salita e/o in discesa. Il tracciato può essere stretto e consentire il passaggio di un solo biker per volta (single track), offrendo limitato margine di manovra specialmente in curva. Può essere necessario portare la mtb in spalla per qualche tratto.

A (Itinerario per biker con attrezzature): la lettera “A”, aggiunta alle sigle che indicano le difficoltà (es. MTB1 A, MTB2 A, ecc.) qualifica i percorsi che prevedono la dotazione di equipaggiamento o attrezzature particolari (es. escursioni consigliate per mtb full suspended; escursioni su terreno innevato con coperture chiodate; escursioni che prevedono pernottamenti e/o concatenamenti con percorsi di trekking e quindi richiedono equipaggiamento adeguato; ecc.).


Valutazione dell'impegno fisico


Il grado di impegno fisico è valutato tenendo conto del peso dello zaino e della dotazione adeguata al tipo di gita (equipaggiamento e attrezzatura). Fattori come la quota, la stagione, le condizioni del terreno possono influire sull'impegno fisico richiesto. Di essi si terrà conto di volta in volta, nei limiti del possibile, nella descrizione delle singole gite.

Si tiene come riferimento per la scala sotto indicata un terreno fuoristradistico non difficile. Ovviamente su terreno sconnesso, anche a parità di dislivello e di sviluppo, l'impegno fisico aumenterà insieme a quello tecnico.

Basso: non è necessario alcun allenamento specifico; basta una buona forma fisica e un minimo di consuetudine con la pedalata, tale, ad esempio, da consentire di percorrere, tra andata e ritorno, almeno 35 km in piano in una mezza giornata senza avvertire eccessiva fatica o sovraccarico muscolare.

Medio-basso: è necessario un allenamento che consenta di superare, senza eccessiva fatica o sovraccarico muscolare, un dislivello positivo di almeno 800 metri e uno sviluppo di almeno 8 chilometri (sola andata) in una mezza giornata, sostenendo almeno un'ora e mezza di pedalata continua sotto sforzo.

Medio-alto: è necessario un allenamento che consenta di superare, senza eccessiva fatica o sovraccarico muscolare, un dislivello positivo di almeno 1000 metri e uno sviluppo di almeno 10 chilometri (sola andata) in una mezza giornata, sostenendo almeno due ore di pedalata continua sotto sforzo.

Alto: è necessario un allenamento che consenta di sostenere per più giorni consecutivi, senza provare eccessiva fatica o sovraccarico muscolare, un impegno ciclistico medio-basso o medio-alto, oppure di abbinare, in giorni consecutivi, un'escursione in mtb di impegno medio-basso o medio-alto a un'escursione a piedi; o infine di concatenare, nello stesso giorno, un'escursione in mtb di impegno medio-basso o medio-alto con un'escursione a piedi.